
Forse per questo il pio esercizio della “Via Crucis”, che si consuma in questi giorni tra le pareti delle nostre chiese, raccoglie persone e trova spesso spazio in sacre rappresentazioni quanto mai realistiche e intense.
Tutto vero e positivo se non fosse che, pensandoci bene, la frattura tra il rito e la vita è sempre più evidente.
Non voglio suscitare polemiche inutili, neppure enfatizzare scelte ideologiche o partitiche. Non m’interessa schierarmi se non lasciare che il Vangelo mi aiuti nelle domande che attraversano la vita.
C’è il linguaggio cultuale che propone attraverso riti, segni e simboli una ricchezza difficilmente in dialogo con la quotidianità della vita. Eppure questo dovrebbe essere l’obiettivo: quello che celebro è la ragione della mia vita e la vita il luogo dove si concreta ogni forma di liturgia. Ma facciamo fatica.
Scarichiamo il grosso della colpa sulla “cultura” in cui siamo immersi. Una volta sì, allora si poteva persino azzardare scelte di vita, ma adesso è tutto così passeggero, precario…fragile. E poi la complessità si mangia ogni cosa.
Sempre più debole l’esperienza della fede che, pur rifacendosi a riti e preghiere, alla fine perde carne e cade nel devozionalismo oppure si riconduce al famoso “quando me la sento”.
È chiaro che in un clima come questo è facile diventa schizofrenici e neppure accorgersene.
Gli esempio possono essere tanti. La ricerca del bene comune, quella che all’apice è politica vera, sembra non trovare colla nel Vangelo. Un conto è la messa di prima comunione, un altro pagare le tasse e non evadere il fisco: due cose totalmente diverse! Da una parte il volontariato gratuito e appassionato della parrocchia, dall’altro, proprio perché un’altra cosa la vicenda delle migrazioni dei popoli, i barconi i clandestini: non c’è assolutamente collegamento! E ancora: faccio la comunione tutte le domeniche e le feste comandate, ma se si tratta di andare d’accordo con qualcuno non posso dimenticare screzi e contrasti.
Su questa stregua si potrebbe continuare a lungo.
Quello che mi fa pensare e, alla fine, esclamare: “Non ci posso credere” è la pretesa che abbiamo di essere cristiani. Persino il Papa va messo sotto processo perché dice cose diverse dalle nostre…è troppo moderno e poi…è straniero.
Voglio solo invitarvi e invitarmi a pensare, tutto qui. Convinto come sono che non posso farmi rubare mente e, soprattutto, cuore dai venditori della demagogia e del populismo più becero di personaggi alquanto strani e privi di “senso” del bene comune. E, ancora di più, segnato da quella parola del Vangelo che offre spazi di libertà piuttosto che disegnare confini di egoismo.
Solo per pensarci un po’…
don Giambattista