INTERVENTO DI SABATO 14 DICEMBRE 2024
Ascolta l’intervento:
Monsignor Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna, in una riflessione profonda sulla missione della Chiesa, evidenzia l’importanza di un contatto diretto con le comunità, per evitare che le idee astratte prevalgano sulla realtà concreta. Riprendendo il principio dell’Evangelii gaudium, sottolinea che la realtà deve sempre prevalere sulle idee e che la Chiesa deve essere in ascolto delle sofferenze e delle gioie delle persone, evitando di essere distante dalla vita concreta: la Chiesa non può ridursi a un semplice luogo di beneficenza o diventare una ONG, ma deve rimanere fedele alla sua missione evangelizzatrice, vivendo il Vangelo in modo tangibile, senza cadere nella mediocrità o nell’individualismo che minaccia la vera comunità cristiana.
Il Cardinale riflette poi sul rischio di vedere la Chiesa come un “albergo” o un luogo dove si impongono filtri, mentre la sua vera natura è quella di una comunità di vita, di ascolto, che accoglie tutti e si fa carico delle difficoltà quotidiane delle persone. È importante mantenere la Chiesa come luogo vivo e accogliente, che non si limita a dare rifugio, ma che vive autenticamente la Parola di Dio. La Chiesa deve essere, come dice Papa Francesco, un luogo in uscita, dove si comunica con tutti senza giudicare, aprendo il cuore alla misericordia e alla compassione.
Segue poi una critica all’individualismo della società contemporanea, che mina la comunità cristiana e impedisce di vivere una vita piena e felice. La vera gioia, secondo il Cardinale, si trova nella comunione con gli altri, non nell’isolamento o nel concentrarsi sull’io. Questo è un tema fondamentale per la Chiesa, che deve contrastare la “desertificazione spirituale” e insegnare ai suoi membri a vivere una fede autentica, che non si riduce a regole o pratiche superficiali, ma che si esprime nell’amore fraterno e nell’impegno concreto per gli altri.
Il Cardinale Zuppi invita quindi la Chiesa a rimanere fedele alla sua missione originaria, a essere viva e accogliente, a non farsi intimorire dalla difficoltà di rispondere alle sfide del presente, ma a continuare a vivere il Vangelo in modo concreto, accogliendo e facendo proprio il dolore e le necessità degli altri, per portare luce nei luoghi di solitudine e di sofferenza.