Cammino pastorale 2018-2019

Comunità Cristiana di Santa Lucia in Bergamo

Cammino Pastorale 2018-2019

“Sognate anche voi questa Chiesa”

Queste pagine sono occasione per riavviare il cammino, per rimetterci in strada, consapevoli che è “strada facendo” che siamo chiamati ad annunciare il Vangelo. Non ci sono pretese di completezza o di “rivoluzione” ma solo il desiderio di continuare il cammino della comunità parrocchiale nel solco della storia, capaci di quel dinamismo generativo che la Parola e la celebrazione dei Sacramenti costantemente riconsegna al Popolo di Dio che vive in un frammento di territorio ed è chiamato a essere Chiesa.

 

Gli uomini e le donne che hanno testimoniato la fede non hanno avuto paura di sognare, di raccontare e condividere i loro sogni, di giocare la vita per il sogno di cui li ha resi partecipi il Signore Gesù. E così da Giuseppe il “sognatore”, che libererà Israele dalla schiavitù dell’Egitto, a Giuseppe il “giusto”, sposo di Maria, che si fiderà dell’incontro con l’angelo e delle indicazioni ricevute, tanti hanno sognato il sogno di Dio nella storia della salvezza.

Proprio il sogno del Signore potrà trasformare anche noi in coraggiosi prigionieri dell’amore, appassionati annunciatori del Vangelo. Occorre che il sogno non sia una proiezione dei nostri desideri ma dono dall’alto. Ernest Bloch amava chiamare “diurno” questo tipo di sogno. Un sogno ad occhi aperti, suscitato da Dio, che ispiri scelte e impegni di vita piena e vera.

“Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà. L’umanesimo cristiano che siete chiamati a vivere afferma radicalmente la dignità di ogni persona come Figlio di Dio, stabilisce tra ogni essere umano una fondamentale fraternità, insegna a comprendere il lavoro, ad abitare il creato come casa comune, fornisce ragioni per l’allegria e l’umorismo, anche nel mezzo di una vita tante volte molto dura.” Così papa Francesco al Convegno Ecclesiale di Firenze (10 novembre 2015)

E ancora:

“Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze. La presenza di Dio accompagna la ricerca sincera che persone e gruppi compiono per trovare appoggio e senso alla loro vita. Egli vive tra i cittadini promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia.

Questa presenza non deve essere fabbricata, ma scoperta, svelata. Dio non si nasconde a coloro che lo cercano con cuore sincero, sebbene lo facciano a tentoni, in modo impreciso e diffuso” (EG 71)

 

Attorno all’esperienza del “sogno” diamo corpo a un cammino che vuole coinvolgere la Comunità Cristiana di Santa Lucia nel discernimento profetico per un futuro “progetto pastorale” che ci proponiamo di riconoscere, elaborare e concretizzare nei prossimi anni. La positività del progetto sarà possibile quanto più sapremo dare spazio a un processo di conversione personale, comunitario e pastorale. Da subito occorre sottolineare la dinamicità dell’esperienza che ci apprestiamo a mettere in atto e che vorrebbe chiedere ad ogni battezzato della comunità di essere partecipe, responsabile e, alla fine, corresponsabile.

Questo anno pastorale vuole innanzitutto raccogliere e fare tesoro dei frutti del passato, indagare sulla realtà presente, seminare per il futuro nelle diverse dimensioni della vita pastorale.     Potremmo fissare da subito tre esercizi per gli organismi di partecipazione e corresponsabilità pastorale e le diverse realtà d’impegno presenti in comunità: discernimento, purificazione, riforma.

“Affinché questo impulso missionario sia sempre più intenso, generoso e fecondo, esorto anche ciascuna Chiesa particolare ad entrare in un deciso processo di discernimento, purificazione e riforma.” (EG 30).

Sarà importante riprendere il tema del “consigliare nella comunità cristiana” negli organismi di partecipazione pastorale e non solo. Preziosa, dunque, la prassi consolidata del Consiglio di Chiesa nella quale esercitare la dimensione del discernimento secondo le diverse suggestioni dello Spirito. Importante sarà la reciprocità dell’ascolto libero da pregiudizi e disponibile a lasciarsi interrogare.

È importante che da subito ci sia in ciascuno la convinzione che ci si interroga sui valori di fondo che sono in gioco nella vita comunitaria e che perciò riguardano sempre il modo della nostra vita in Dio, vita tra di noi, vita ecclesiale. A mò di esempio possiamo considerare la prassi d’iniziazione alla fede che coinvolge ragazzi, famiglie e chiede alla comunità di essere generativa accompagnando la maturazione umana e cristiana. Non può essere delegata ai catechisti e neppure abbondonata alla buona volta di alcuni, ma chiede l’interesse e l’impegno dell’intera comunità.

 

In questo anno la scelta pastorale del nostro Vescovo muove i suoi passi dalla convinzione che la vita è risposta a una chiamata ed è compito della comunità cristiana una testimonianza vocazionale capace di esprimere il valore positivo del vissuto di fede tanto da diventare “consegna” reciproca nell’ambito della comunità e oltre i suoi confini, in particolare rispetto alle giovani generazioni.

Uno sguardo che genera!“: è il titolo della lettera pastorale. Questa prospettiva coinvolge anche la nostra comunità nella quale, proprio attraverso la categoria del “sogno”, occorrerà anche continuare e incentivare la riflessione attorno all’esperienza educativa dell’oratorio e, in forma più generale, rispetto al percorso d’iniziazione cristiana, insieme ad una consapevolezza più ampia nei riguardi della pastorale giovanile.

L’annuncio del Regno di Dio pervade l’esperienza cristiana ed è consegna per ogni battezzato. Discepoli missionari: questa l’identità che papa Francesco riconosce in EG a ogni credente. La storia della comunità è un bene prezioso, va conosciuta e valorizzata. Ci sono presenze che sono state rilevanti, tratti di strada percorsi insieme, segmenti di esperienza che hanno plasmato storie intense e profonde. Sono un tesoro prezioso! Il 10° anniversario della morte di mons. Cesare Bonicelli sarà occasione per entrare nella storia con riconoscenza insieme alla gratitudine per i sacerdoti, le religiose, le coppie di sposi e i tanti laici che hanno vissuto con convinzione e impegno la vita della parrocchia in questi anni.

 

La vita è il compimento di un sogno di giovinezza” (papa Giovanni XXIII). È indagando questo sogno nella Scrittura, nella prassi comunitaria, nelle consegne della storia e nelle indicazioni del Magistero, che possiamo fissare alcuni riferimenti essenziali che ci aiutino a concretizzare il cammino della comunità con riferimento al contesto liturgico, alle prassi catechistiche in atto, all’impegno di carità e, in forma complessiva, a quella missionarietà che ci chiede di essere “chiesa in uscita” secondo il suggerimento di papa Francesco.

La provocazione della “chiesa in uscita” chiede di sapere verso dove si vuole andare per non bruciare opportunità, perdersi per la strada, svilire le ragioni dell’impegno. La conversione pastorale si realizza nella consapevolezza dell’identità della Chiesa che se non è missionaria non è Chiesa. La presenza fraterna dei cristiani nella vita degli uomini è possibile solo in forza della loro permanente conversione al Vangelo di Cristo vivo e operante nella storia per superare la storia stessa e riconoscere la chiamata dell’uomo al bene e alla pienezza.

 

Per questo condividiamo alcune parole-chiave che possiamo declinare in situazioni pastorali ordinarie:

 

  1. Parola celebrata con la P maiuscola
    Il ritorno costante alla verità di Gesù è principio e consapevolezza di conversione.

    L’ascolto comunitario della Parola e la sua celebrazione nelle liturgie, la formazione biblica e liturgica, la meditazione personale e comunitaria della Scrittura sono priorità assolute della pedagogia ecclesiale perché è attraverso di esse che si cresce nella conoscenza e nell’amicizia con il Signore Gesù. È questa premessa indispensabile per un discernimento pastorale comunitario. E proprio la liturgia, come luogo di umanità, chiede tutta la nostra attenzione nella valorizzazione dei tempi dell’esperienza umana e delle sue tappe fondamentali.

    Senza discernimento comunitario, senza l’ascolto della concretezza della vita di ogni giorno, il rischio è quello dell’autoreferenzialità, della sagrestia, del ritualismo e, alla fine, del “si è sempre fatto così”.

    L’esperienza della Chiesa Apostolica “narrata” negli Atti sarà luogo di riflessione nella formazione dei catechisti e nella catechesi degli adulti evidenziando costantemente la “chiamata” alla fede che coinvolge gli Apostoli stessi e l’intera comunità dei credenti; troverà spazio di confronto nell’accompagnamento spirituale degli impegnati nei diversi ambiti della carità; diventerà costante richiamo alla comunità perché faccia propria la vocazione missionaria di ogni battezzato (il sogno è ispiratore di questa tensione).

     

    Sul Santa Lucia dedicheremo spazi di approfondimento alle diverse tappe dell’anno pastorale che attraverso la categoria del “sogno” ci aiuteranno a tenere alte le motivazioni di discernimento, purificazione e riforma che si svilupperanno nel processo di progettazione pastorale. Sarà importante coinvolgere la redazione in una riflessione pastorale che sappia intercettare le attese della comunità con un linguaggio comunicativo profondo, efficace e coinvolgente.   Importante sarà raggiungere sempre più famiglie anche grazie ai volontari della distribuzione.

    Anche il sito web è prezioso canale di comunicazione, coinvolgimento e formazione.

     

    Il foglio domenicale diventa strumento per accompagnare il cammino di riflessione attraverso la proposta di testi, domande e proposte concrete insieme al calendario settimanale e al verbo che suggerisce gli atteggiamenti del tempo liturgico corrente.

     

  1. Comunione con il Cuore aperto
    La dimensione dell’accoglienza, prima di essere una “cosa da fare”, si realizza in una dinamica di conversione permanente al messaggio di Gesù. A questo compito di sensibilizzazione non può esimersi la Caritas parrocchiale che si esprime in diverse articolazioni e presenze e che è chiamata a riconsegnare alla comunità continue sollecitazioni e proposte.

    Nell’ascolto intenso dei volti e delle storie maturano attenzioni e sensibilità capaci di essere propositive e coinvolgenti. È importante che ciascun battezzato impari a raccontare se stesso nelle dinamiche dell’incontro e della condivisione.

    In un contesto di collaborazione vanno fugati pregiudizi e giudizi gratuiti per un esercizio sincero della correzione fraterna che trova consistenza nella vita di preghiera e nell’esercizio del discernimento. Così come dobbiamo custodire la maternità della Chiesa, chiamata a essere segno di quella “rivoluzione della tenerezza” che Papa Francesco riconsegnava nell’incontro con l’Episcopato Latino Americano il 27 luglio 2014: “Sulla conversione pastorale vorrei ricordare che pastorale non è altra cosa che l’esercizio della maternità della Chiesa. Essa genera, allatta, fa crescere, corregge, alimenta, conduce per mano. Serve, allora, una Chiesa capace di riscoprire le viscere materne della misericordia. Senza la misericordia c’è poco da fare oggi per inserirsi in un mondo di “feriti”, che hanno bisogno di comprensione, di perdono, di amore.”

    Lasciando maturare un clima di sinodalità la parrocchia non potrà che mostrare, sempre di più, il volto di una Chiesa conciliare e vivere in modo generativo la consegna della fede.

    Sinodale è una parrocchia dove ciascuno è dono prezioso per l’altro; è una parrocchia che nella diversità attinge le ragioni della sua presenza e forza; è una parrocchia dove la corresponsabilità realizza la natura comunionale della Chiesa.

    Sinodale è una parrocchia che lascia spazio al discernimento comunitario come impulso per la conversione pastorale e rifugge il clericalismo esasperato, che sa distinguere tra ministerialità e clericalismo, sia dei preti che dei laici.

    Il presbiterio è certamente chiamato a questa alta forma di testimonianza come servizio concreto alla comunità.

    Il contesto dell’Eucaristia è cuore della comunità e luogo privilegiato per vivere la comunione. I ministri dell’Eucaristia offrono agli anziani impossibilitati e a malati l’opportunità di vivere intensamente anche il celebrare della comunità.

     

  1. Missione come stile nella Misericordia
    La comunione, quando è vera, spinge ad uscire da sé e si realizza nei sentieri della missione. La missione, dunque, dona alla comunità cristiana, che si riconosce nella parrocchia, di essere aperta al mondo, ai suoi bisogni, alle sue domande. Ed è proprio la missione a ricordare costantemente alla comunità parrocchiale la sua identità più profonda. Il rischio di autoreferenzialità si annida anche nella nostra comunità consapevole dei traguardi raggiunti e forse preoccupata di “conservarsi”.

    Una parrocchia che deve “essere se stessa al di fuori di se stessa” (Giovanni Paolo II ai parroci di Roma 1986). Ci chiede impegno il profilo di una Chiesa viva, libera dai timori delle difficoltà, dell’esiguità numerica, delle lamentazioni inutili, della pastorale di conservazione. Libera da quella rassegnazione che abbandona la cultura contemporanea pensandosi in salvo in una cittadella assediata o diventando aggressiva nelle rivendicazioni. Tutto quello che la comunità e la pastorale cittadina mettono in atto per conoscere e interpretare la cultura è di fondamentale importanza. Ci provoca da questo punto di vista la costituzione della Comunità Ecclesiale Territoriale cittadina non come una nuova “pesante” infrastruttura gestionale, ma come opportunità per un dialogo ed una presenza sul territorio che abbiano il senso del profetico e il gusto del reale.

    Non ci lusinghi quella che i francesi chiamano “pastorale dell’intrattenimento” che non crea nuova aggregazione ma solo compensazioni soggettive ed emozionali, ma indaghiamo la possibile proposta di momenti di comunità per tutti e con alcune specificità (settimana convivenza famiglie, pellegrinaggio parrocchiale, domeniche insieme, gita di riconoscenza per animatori CRE…), proponiamo piccole esperienze di comunità nei luoghi parrocchiali, valorizziamo spazi che vanno dal sagrato al cortile dell’oratorio.

    “La fede cristiana rimane astratta se non è anima della società, se non trasforma la società, e questo non per desiderio di rivincita o per qualche collateralismo” (Mons. Cesare Bonicelli, 2006)

    Questa convinzione traduce la missionarietà in cammino pastorale.

    Sarà importante riconoscere e riqualificare nell’impegno della comunità un gruppo di attenzione alla missionarietà ad gentes che i Vescovi indicano come il “paradigma dell’azione pastorale”. Così come l’azione catechistica dovrà essere sempre più permeata di un annuncio capace d’intercettare bisogni e attese nella dimensione esperienziale della vita. Ci proponiamo d’intraprendere una seria rivisitazione e rinnovamento dei percorsi di catechesi riguardo a ogni età e situazione della vita.

    La feconda intuizione delle diverse forme di accoglienza che la nostra comunità vive da anni rimane costante richiamo per ciascuno, oltre che essere luogo privilegiato di un possibile servizio e volontariato.

    Infine, la realtà dell’oratorio nella sua vocazione educativa e formativa diventa sempre di più occasione d’incontro, relazione, amicizia per rafforzare e concretizzare una proposta capace di

    supportare una consapevolezza che porti a declinare la partecipazione alla cittadinanza anche nella dimensione socio politica e del servizio. Di certo l’esperienza scouts diventa trascinante.

     

La scansione del percorso:

  • Ottobre – novembre
    Il sogno di Abramo: il popolo di Dio.
    “Alla tua discendenza io do questo paese…” (Gen. 15,18b)
    RICREDERSI è il verbo da coniugare.

 

  • Avvento-Natale (dicembre – inizio gennaio)
    Il sogno di Giuseppe e di Maria: il Dio con noi.
    “Non temere…” (Lc 1,30)
    RICONOSCERE è il verbo da coniugare.

 

  • Gennaio – febbraio
    Il sogno degli apostoli: la pluralità della chiamata
    “Nulla è impossibile a Dio…” (Lc 1,37)
    INCONTRARSI è il verbo da coniugare

 

  • Quaresima
    Il sogno dei profeti : la provocazione e la risposta di ciascuno
    “Lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor.5,20)
    RITROVARSI è il verbo da coniugare

 

  • Tempo pasquale e conclusione anno pastorale
    Il sogno della comunità cristiana, della Chiesa: l’esperienza della comunità.
    “Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore” (Atti 4,33)
    RACCONTARE è il verbo da coniugare

 

 

Virtù dell’anno:

L’UMILTÀ diventa virtù personale e comunitaria come stile di presenza e ci permette di sperimentare la “gloria” di Dio, adorare un Dio che si è fatto ultimo, piccolo, crocifisso. (cfr. Fil. 2,5-11)

Lo stile è dettato dalla configurazione a Cristo “mite e umile di cuore” che il Battesimo consegna a ciascun credente e che la comunità è chiamata a rendere proponibile e vivibile attraverso l’azione pastorale.

L’umiltà si alimenta a un vissuto profondo di fede, nutrito dalla Parola, alimentato dai Sacramenti, segnato dalla carità e radicato nella disponibilità alla missione.

È virtù generativa perché chiede di “abbassarsi” verso l’altro riconoscendone il valore e la dignità. Virtù che coinvolge ognuno in una dinamicità e creatività positiva nella conoscenza di sé e nelle relazioni, virtù che alimenta nella comunità l’attenzione alla fragilità esistenziale e materiale per renderne sempre più coeso il tessuto sociale e ecclesiale.

L’umiltà come condizione e esercizio nell’elaborazione di un progetto pastorale che, consapevole della sua caratteristica di processo, comporta alcuni esercizi, secondo il suggerimento del vescovo Francesco nell’omelia per la solennità di Sant’Alessandro 2018:

 

“Il primo è l’esercizio che ci porta a superare l’ovvietà e la banalità con cui consideriamo la vita, ciò che accade, la nostra stessa esistenza, l’esistenza degli altri, dimenticando come l’umiltà si sposa profondamente con la meraviglia e lo stupore che illuminano la vita, aprono la vita alla speranza; umiltà significa proprio resistere all’ovvietà e alla banalità con la quale molto spesso trascorrono le nostre giornate e viviamo le nostre relazioni.

Un secondo esercizio è rappresentato dal riconoscimento e dall’ossequio ad una verità più grande di me, più grande di noi; grande Mattatia che ci è stato offerto nella prima lettura, questo padre che parla ai suoi figli e dice: «Ora domina la superbia e l’ingiustizia, è il tempo della distruzione, dell’ira rabbiosa. Ora figli mostrate zelo per la legge e date la vostra vita per l’alleanza dei vostri padri». Umiltà è questo ossequio, ossequio alla legge, ossequio alla verità, ossequio alla coscienza, ossequio a Dio.

Un terzo esercizio di umiltà è il riconoscimento della propria fragilità e del bisogno che abbiamo gli uni degli altri; l’esercizio dell’amore è un esercizio umile perché ci fa consapevoli, nel momento in cui amiamo e siamo amati veramente, che abbiamo bisogno degli altri; nel momento in cui amiamo una persona, amiamo una comunità, noi stiamo dichiarando che abbiamo bisogno di quella persona e di quella comunità.

Un quarto esercizio di umiltà è la consapevolezza della relatività del contributo che possiamo dare ciascuno, un contributo necessario, responsabile, ma nello stesso tempo modesto che possiamo dare all’edificazione della comunità della casa comune. Bellissima è l’immagine evangelica; dice: voi siete il sale, voi siete la luce. Quando si mangia una pietanza, non si dice che è buono il sale, si dice che è buona la pietanza, il sale è scomparso, necessario, ma scomparso. E quando la sera si accende la luce in casa, non si dice che bella la luce, ma che bella la casa illuminata. Questa è l’umiltà che esercitiamo da cristiani, consapevoli della responsabilità che ci è affidata e nello stesso tempo del contributo relativo che ciascuno di noi può dare all’edificazione comune.

E, infine, umiltà, esercizio di umiltà è questo decentramento da quella malattia da cui tutti siamo afflitti che è il nostro Io, decentramento da noi stessi e consapevolezza del comune destino. Non ci sono altre barche o barconi, siamo tutti sulla stessa barca. E la condivisione è uno dei modi con i quali noi viviamo l’umiltà.”

 

Sarà nostro dovere verificare l’esperienza personale e comunitaria alla luce di queste indicazioni.

 

Le sessioni del Consiglio Pastorale Parrocchiale

Il Consiglio si riunisce ordinariamente 8 volte durante l’anno pastorale e pone all’ordine del giorno alcuni nuclei fondamentali della presenza e azione pastorale della parrocchia. L’obiettivo è quello di guardare consapevolmente il vissuto, evidenziarne ricchezze e povertà, immaginare un’azione pastorale concreta e indicarne possibili percorsi attuativi.

Questo il prossimo calendario:

 

  • 27 settembre
    Presentazione e condivisione della proposta di CAMMINO PASTORALE (2018-2020)

 

  • 8 novembre, 6 dicembre
    La MISSIONARIETÀ della nostra comunità parrocchiale:

    1. presentazione delle prassi in atto da parte dei gruppi coinvolti
    2. la formazione dell’adulto cristiano (secondo annuncio e formazione permanente)
    3. il precorso d’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi
    4. la formazione e l’accompagnamento dei catechisti

    Introduce ogni sessione il Parroco o un presbitero della comunità focalizzando il tema e lo spazio d’interazione. Al termine di ogni sessione è consegnata una scheda di lavoro e rielaborazione personale.

    A queste sessioni partecipano oltre ai membri del consiglio: i catechisti, i referenti di AC, il gruppo liturgico e il gruppo missioni.

 

  • 10 gennaio, 7 febbraio, 4 aprile
    La CARITÀ servizio della comunità cristiana al territorio:

    1. presentazione della prassi in atto da parte dei gruppi coinvolti
    2. la dimensione formativa della carità nella comunità cristiana come istanza evangelica
    3. i soldi, la carità e la relazione
    4. gli spazi caritativi della parrocchia

    Introduce ogni sessione il Parroco o un presbitero della comunità focalizzando il tema e lo spazio d’interazione. Al termine di ogni sessione è consegnata una scheda di lavoro e rielaborazione personale.

    A queste sessioni partecipano oltre ai membri del consiglio: la Caritas parrocchiale nelle sue diverse espressioni, il Consiglio per gli Affari Economici, i ministri straordinari dell’Eucaristia, i responsabili dei gruppi culturali, la redazione del Santa Lucia.

 

  • 2 maggio, 6 giugno
    L’ORATORIO e la consegna generativa dell’essere uomini e credenti alle giovani generazioni:

    1. presentazione della situazione attuale da parte dell’equipe
    2. identità e servizio dell’oratorio
    3. lo spazio educativo e formativo dell’oratorio
    4. la dimensione sociale e culturale dell’oratorio

    Introduce ogni sessione il Parroco o un presbitero della comunità focalizzando il tema e lo spazio d’interazione. Al termine di ogni sessione è consegnata una scheda di lavoro e rielaborazione personale.

    A queste sessioni partecipano oltre ai membri del consiglio: l’equipe educativa dell’oratorio, i volontari del bar e della gestione dell’oratorio, alcuni rappresentati di adolescenti e giovani, i rappresentanti degli scouts e delle attività sportive.

     

La catechesi degli adulti (2018-2019): vai alla sezione dedicata

 

Rorate, itinerario di avvento:

  • 4 dicembre
  • 11 dicembre
  • 18 dicembre
  • 20 dicembre

Preparazione comunitaria al sacramento della Riconciliazione e confessioni

 

Magna cum misericordia, itinerario quaresimale

Vivremo il cammino quaresimale nella modalità delle STATIO che inizieranno (20.45) in un luogo diverso della comunità e confluiranno al Tempio:

  • 15 marzo: Dall’oratorio al Tempio
  • 22 marzo: Dalla casa di cura san Francesco al Tempio
  • 29 marzo: Da Casa Mazza (via Albricci) al Tempio
  • 5 aprile: Dalla sede della Guardia di Finanza al Tempio
  • 12 aprile: Dal Paradiso (in fondo a via Cattaneo) al Tempio
  • 16 aprile: Preparazione comunitaria al sacramento della Riconciliazione e confessioni

 

 

Incontri genitori cammino Iniziazione Cristiana

Cresimandi 2018

  • 14 novembre
  • 23 novembre: ritiro ragazzi e alla conclusione genitori e padrini

 

Comunicandi

  • 21 gennaio
  • 25 febbraio
  • 25 marzo
  • 19 maggio: celebrazione Messa di Prima Comunione

 

Confessandi

  • 17 gennaio
  • 21 febbraio
  • 21 marzo
  • 12 maggio: celebrazione Prima Confessione

 

Cresimandi 2019

  • 24 gennaio
  • 28 febbraio

 

Itinerario in preparazione al matrimonio cristiano: vai alla sezione dedicata

 

 

A mò di conclusione:

Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia. Come diceva Giovanni Paolo II ai Vescovi dell’Oceania, «ogni rinnovamento nella Chiesa deve avere la missione come suo scopo per non cadere preda di una specie d’introversione ecclesiale».

(27 Evangelii Gaudium)

 

 

Scarica il cammino pastorale 2018-2020